Molti bambini cambiano continuamente sport, assecondati dai genitori nella volubilità del momento. Questo saltare da uno sport all’altro, però, spesso non li aiuta a concentrarsi nel tempo su una singola attività e gli impedisce così di ottenere quei risultati positivi che potrebbero alimentare la loro autostima e il loro senso di autoefficacia.

Un primo passo importante per raggiungere dei risultati di maturazione personale, nella vita e nello sport, è, infatti, quello di scegliere un’attività e di dedicarsi ad essa con costanza e passione, imparando a prefiggersi obiettivi sfidanti e a fronteggiare in maniera efficace le difficoltà che si incontrano lungo il cammino.

Aiutare i bambini a imparare sin da piccoli a chiudere qualche porta e a scegliere uno sport cui dedicarsi, senza saltare come una cavalletta da uno sport a un altro, significa anche insegnare loro a perseguire degli obiettivi sulla lunga distanza, permettendogli di sviluppare una maggiore resistenza mentale e a concentrarsi su una singola opzione, imparando a chiudere delle porte e a lasciarsi dietro alternative irrilevanti o di scarso valore.

In alcuni esperimenti Jiwoong Shin, professore a Yale, e Dan Ariely della Duke University, hanno osservato questa tendenza molto diffusa delle persone a muoversi freneticamente per cercare di tenersi aperte tutte le porte, passando da una porta all’altra.

Gli esperimenti erano basati su un videogioco che i ricercatori hanno chiamato il “gioco della porta“ e sono stati svolti nell’East Campus del Mit.

Ad alcuni studenti è stato chiesto di giocare a un videogioco che si presentava con tre porte sullo schermo: la prima rossa, la seconda blu e la terza verde, che portavano ognuna in una stanza. Veniva spiegato ai partecipanti che per entrare in ognuna delle tre stanze (un cubo rosso, uno blu e uno verde) bastava cliccare sulla porta corrispondente.

Una volta dentro, ogni clic successivo avrebbe fatto guadagnare loro del denaro. Se una certa stanza offriva un guadagno variabile da un centesimo a dieci, per esempio, avrebbero ricevuto una somma in quella fascia ogni volta che avessero cliccato con il mouse all’interno della stanza. Nel corso del gioco i guadagni venivano registrati nella parte in basso dello schermo.

Per ottenere la maggior quantità di denaro possibile bisognava individuare la stanza che offriva il guadagno maggiore e cliccarci sopra il maggior numero di volte possibile. Ma non era così semplice. Ogni volta che ci si spostava da una stanza all’altra, si faceva un clic (i giocatori avevano a disposizione un totale di 10 clic). Da un lato, quindi, passare da una stanza all’altra poteva essere una buona strategia per scoprire in quale delle tre si guadagnava di più. Dall’altro, però, correre da una porta all’altra e da una stanza all’altra, significava bruciarsi clic che in altri casi avrebbero fatto guadagnare denaro.

I partecipanti muovevano freneticamente il cursore sullo schermo, per cercare di tenere aperte tutte le porte, passando da una porta all’altra.

In una seconda fase, il gioco fu modificato. Questa volta ogni porta che non fosse stata presa in considerazione, dopo dodici clic sarebbe scomparsa per sempre dallo schermo.

Successivamente i ricercatori modificarono l’esperimento in modo da stimolare i partecipanti a non tenere aperte le porte. Fecero in modo, ad esempio, che ogni clic per aprire una porta costasse tre centesimi, in modo che il costo non fosse solo la perdita di un clic (un costo-opportunità) ma anche una vera e propria perdita finanziaria. Non ci fu differenza nelle risposte dei partecipanti all’esperimento. Dimostrarono tutti lo stesso desiderio di tenere aperte le loro opzioni.

Infine fu comunicato loro l’esatto ammontare della cifra che si sarebbero potuti aspettare da ogni stanza. I risultati non cambiarono. I giocatori continuarono a non sopportare l’idea di vedere chiudersi una porta. Fu permesso anche ad alcuni di eseguire centinaia di prove pratiche prima di iniziare l’esperimento vero e proprio, per fornirgli la possibilità di considerare quanto fosse più saggio non correre dietro alle porte che si chiudono. Ma anche quando i partecipanti all’esperimento vedevano le loro opzioni diminuire non riuscivano a concentrarsi su una sola scelta. Saltavano da una porta all’altra, cercando di fare più soldi mentre in realtà ne guadagnavano molti di meno.

Allora Shin e Ariely tentarono un altro genere di esperimento: la porta che non veniva toccata dopo dodici clic spariva, ma non per sempre. Con un solo clic era possibile farla ricomparire. I partecipanti all’esperimento continuarono, però, a sprecare i loro clic sulla porta in grado di riapparire, anche se la sua scomparsa, in realtà, non aveva conseguenza alcuna e anzi la si poteva comunque ripristinare.

Con questo esperimento Shin e Ariely hanno mostrato che le persone hanno grande difficoltà a tollerare l’idea della perdita e fanno tutto il possibile per evitarla.

Con questa difficoltà a chiuderci le porte alle spalle, spesso sprechiamo, e facciamo sprecare ai nostri figli, tempo ed energie dietro opzioni del tutto irrilevanti, spingiamo i nostri figli a tante attività, privandoli di un tempo per annoiarsi, inventare, giocare e al tempo stesso della possibilità di dedicarsi con costanza e fiducia a una singola attività, sulla quale investire per un tempo indispensabile per la realizzazione di un qualsiasi obiettivo.

Così, un anno di calcio, poi un anno di mini-basket, poi un anno di nuoto, poi magari di nuovo calcio.

E zero risultati. Perché per i risultati ci vuole tempo e costanza. E saltare da uno sport all’altro non permette di avere a disposizione né l’uno né l’altra.